La cantautrice inglese Lucy Rose arriva in Italia con “Something’s Changing”, il nuovo album in uscita il 14 luglio via Communion Records / Caroline.
L’album sarà accompagnato da uno straordinario cortometraggio che racconta il tour di debutto di Lucy in America Latina. Il viaggio, organizzato in modo indipendente da Lucy, è stato un’enorme fonte d’ispirazione per l’album e il film è racconta i momenti più intimi ed emozionanti del tour.
Ecco il trailer del documentario: http://bit.ly/2pExIQj
Di rientro dal suo tour per “Work It Out” (2015), l’attenzione di Lucy è stata attirata dai numerosissimi tweet provenienti dai suoi fan in America latina e dalla scoperta che la maggior parte degli ascolti della sua musica su Spotify proveniva da Città del Messico. Con l’aiuto dei suoi fan, ha deciso di organizzare un tour di ben due mesi che ha toccato Ecuador, Perù, Cile, Argentina, Paraguay, Uruguay, Brasile e Messico.
Lucy ha offerto ai suoi fan in America Latina un affare: “If you book me a gig, I’ll come and stay”.
Un piano un po’ pazzo ma che ha dato risultati molto più fruttuosi di quanto si sarebbe mai immaginata.
È da questa incredibile esperienza che nasce “Something’s Changing”. Realizzato in soli diciassette giorni, il lavoro è stato prodotto da Tim Bidwell e vede la partecipazione di Elena Tonra dei Daughter, Marcus Hamblett dei Bear’s Den ed Emma Gatrill dei Matthew and The Atlas, oltre che The Staves.
“Something’s changing” in Lucy Rose. Dopo due album a volte bisogna perdersi per ritrovare se stessi.
Per coloro che già conoscono la cantautrice ventottenne inglese, non suonerà strano il fatto che, per il suo nuovo album, abbia voluto violare ogni conformità e spingersi oltre i propri confini emotivi.
Dal trasferimento dal Warwickshire a Londra all’età di diciotto anni la sua crescita musicale non si è mai arrestata.
Nel 2010, appena arrivata a Londra, inizia ad esibirsi in serate open mic, accompagnata solo dalla sua fedele chitarra acustica. Ben presto viene notata e nel 2012 pubblica il suo album d’esordio “Like I Used To”, prodotto da Charlie Hugall via Columbia Records, che la presenta al grande pubblico come una degli artisti britannici più influenti della nuova generazione.
Con la sua band suona in tutto il mondo, aprendo perfino il concerto di Neil Young a Hyde Park ed esibendosi nell’Other Stage a Glastonbury.
Nominata da Vogue “one of indie music’s breakout stars for 2012″, i suoi brani sono amati dal grande pubblico: la sua canzone “Don’t You Worry”, appare nella serie tv Skins, “Be Alright” in The Vampire Diaries, “Notturno bus” nella trasmissione Catfish.
Più tardi nel 2013, la Sony Mobile la sceglie per interpretare “Movin ‘On Up”, colonna sonora dello spot per il telefono cellulare Sony Xperia Z1.
Nel 2015 pubblica “Work It Out”, registrato a Londra e prodotto da Rich Cooper, noto per il suo lavoro al fianco di Mumford & Sons e Tom Odell.
Dai suoi brani e dalla bellezza della sua voce era chiaro però che il suo obiettivo non fosse quello di affermarsi sulla scena pop, ma di creare una connessione più profonda e vera con il pubblico.
Lo scorso anno Lucy Rose si stava chiedendo quale fosse il punto di tutto, aveva raggiunto grandissimi risultati ma sentiva che le mancava qualcosa.
Quest’anno la sua ricerca può dirsi conclusa grazie a “Something’s Changing”, il suo terzo affascinante album.
“Penso di essere stata troppo presa dal lato aziendale, troppo preoccupata da quello di cui avevano bisogno le radio e la stampa”, dice. “Poi, una volta pubblicato il secondo album, mi sono resa conto che non avrei mai dovuto cacciarmi in tutto questo, perché era veramente assurdo”.
L’opportunità di fuggire da tutto è arrivata nella primavera del 2016 quando la sua attenzione è stata catturata dalla sorprendente mole di tweet provenienti dai suoi fan in America Latina e dalla scoperta che la città in cui la sua musica era più ascoltata tramite Spotify era Città del Messico.
Con lo zaino in spalla, accompagnata solo dalla sua fedele chitarra, la cantautrice inglese ha organizzato un tour di ben due mesi che ha toccato Ecuador, Perù, Cile, Argentina, Paraguay, Uruguay, Brasile e Messico.
A farle compagnia anche una macchina fotografica con la quale ha immortalato i momenti più belli del suo viaggio: i fan che la fermano in strada dopo i suoi concerti, le notti in viaggio sugli inter-city bus, gli attimi passati con le famiglie che l’hanno ospitata, la gentilezza e la fede nella musica di quelli che ha Incontrato.
“Il documentario è una parte importante del disco e penso spieghi perché questo viaggio è stato così importante e perché mi ha portato a registrare questo nuovo album. Il viaggio mi ha ridato la fiducia nel fare cose nuove”.
Grazie ad un amico è entrata in contatto con il produttore Tim Bidwell, e nello studio di casa sua a Brighton ha trovato il luogo ideale per esplorare la sua intimità evocativa e scrivere i nuovi brani.
Ogni settimana Lucy prendeva il treno per Brighton. Il disco è stato registrato in soli diciassette giorni. All’album hanno contribuito il bassista Ben Daniels e il batterista Chris Boot. Tra gli ospiti figurano invece Elena Tonra dei Daughters, Marcus Hamblett di Bear’s Den e Emma Gatrill dei Matthew and The Atlas.
LUCY ROSE
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