Giovanissimo quintetto newyorkese proveniente da Brooklyn, i Geese hanno pubblicato il loro debut album, “Projector”, lo scorso 29 ottobre via Partisan / Play It Again Sam. Ad anticipare l’uscita dell’album “Low Era“, l’acclamata “Disco“: https://youtu.be/BvAlWXmy1iA e la title track “Projector“: https://youtu.be/d6uVeDbxKAs
Nati come un progetto tra amici per costruire un home studio in un seminterrato di Brooklyn, i Geese hanno fatto il loro debutto sulla scena musicale con “Projector”.
I nove brani che compongono il disco nascono con l’ambizione di fare musica con ogni mezzo necessario, veicolando attraverso l’immediatezza del suono tutta l’irrequietezza e la frustrazione repressa derivante dal cercare di comprendere la vita a 18 anni. Un album curiosamente alieno, ma stranamente familiare.
“Projector” è stato scritto, prodotto e registrato dalla band durante gli anni delle scuole superiori nel loro home studio (uno spazio che hanno soprannominato amorevolmente “The Nest”). Il cantante Cameron Winter scriveva ogni canzone, e poi la band – il chitarrista Gus Green, il chitarrista Foster Hudson, il bassista Dom DiGesu e il batterista Max Bassin – le avrebbe ascoltate, studiate e registrate nel lasso di tempo tra la fine delle lezioni e le 22.00, ora in cui i vicini avrebbero iniziato a lamentarsi. “Projector” è stato mixato da Dan Carey (Squid, black midi, Fontaines D.C.).
A proposito della title track il frontman Cameron Winter racconta: “Il riff di apertura di “Projector” è stata la prima cosa che abbiamo mai scritto per il disco. Quando la canzone fu finita, divenne un punto di partenza per il resto dell’album. Ci è piaciuto perché era qualcosa di decisamente diverso dalla musica che avevamo scritto fino a quel momento. Anche se allora non lo sapevamo, è giusto che “Projector” sia diventata la title track del disco; è la canzone che ha inaugurato il suono dell’album”.
Continua a proposito di “Low Era”: “Stavamo cercando di far sembrare tutto super pesante, raccapricciante e complicato, proprio perché era tutto quello che sapevamo fare. Per un po’ di tempo, canzoni da quattro piani come “Low Era” erano state un po’ come veleno per noi, finché non abbiamo cercato consapevolmente di sfidare noi stessi a scrivere qualcosa di più ballabile. Una volta che abbiamo smesso di rispettare certi limiti, la cosa ha finito per funzionare senza che ce lo aspettassimo, e ha anche introdotto l’elemento 3-D psichedelico che finisce per attraversare tutto l’album. Ci piace l’idea di confondere un po’ l’ascoltatore e cercare di rendere ogni canzone una contro-reazione fino all’ultimo, un flipper tra orecchiabile e complicato, veloce e lento. “Low Era” è un estremo di questo spettro sonoro, e alla fine ha ampliato la portata delle canzoni che pensavamo di poter fare”.
PRAISE FOR GEESE:
“‘Much-hyped Brooklyn band’ might be a phrase not heard since 2010, but Geese fit the bill” – Fader
“…justifies the word-of-mouth buzz surrounding this band…after an opening blast this compelling, we’ll be keeping a close eye on Geese’s flight pattern going forward” – Stereogum
“One of the year’s best guitar debuts” – NME
“What the hell is this … and where can I get more?” – SPIN
“There are debut singles and then there are debut singles” – Paste (Best songs of June)
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