Cameron Avery, cantante, cantautore e polistrumentista di Perth, Australia, può vantare un ricco curriculum, bassista della band psichedelica per eccellenza, i Tame Impala, membro dei Pond, e frontman dei The Growl, si prepara al suo debutto solista con “Ripe Dreams, Pipe Dreams”, in uscita il 10 Marzo via Anti Records, e anticipato dalla bellissima “Wasted On Fidelity”.
Proveniente da Fremantle, Australia Occidentale, Cameron Avery ha trascorso gli ultimi cinque anni in tour con due tra le band psichedeliche più importanti in circolazione, i Pond e i Tame Impala.
Nel 2011, incoraggiato dall’amico Kevin Parker, leader dei Tame Impala, Avery ha dato vita al progetto solista The Growl pubblicando “Cleaver Lever”, un Ep aggressivo, distorto, psichedelico e rock and roll.
Nominato “Australian Acts To Watch” da NME nel 2012, il progetto supporta l’intero tour negli States dei Tame Impala e, nei primi mesi del 2013, pubblica “What Would Christ Do?”.
Nello stesso anno, quando Parker gli chiede di unirsi ai Tame Impala come bassista, Avery coglie l’occasione al balzo, decidendo però di mantenere la propria identità d’artista e di continuare a seguire la propria musa. Approfitta quindi del tempo che passa a casa a Perth per registrare, in modo frammentario, nuovo materiale.
Quando una pausa più lunga gli permette di allontanarsi dai Tame Impala, Avery decide di andare negli Stati Uniti per continuare a lavorare sul suo album. Si stabilisce quindi a Los Angeles dove Jonathan Wilson, musicista e produttore degli Echo Park, lo incoraggia a puntare i riflettori sulla sua bellissima voce baritonale, a discapito di quella roca e aggressiva su cui aveva puntato nei The Growl.
“L’album è stato registrato in California”, dice Avery. “Amo la natura ambiziosa di Los Angeles. È una città che alimenta l’ambizione. Inoltre ha i migliori studi di registrazione, amo la loro storia e il loro sound”.
Il risultato è “Ripe Dreams, Pipe Dreams”, in uscita il prossimo 10 Marzo via Anti Records.
“Volevo fare qualcosa che suonasse come i vecchi dischi che amo, da Elvis a Sinatra – racconta Avery – “roba da grandi ma con testi meno metaforici”.
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