Erol Sarp e Lukas Vogel, aka Grandbrothers, annunciano il loro arrivo in Italia per un’unica data con il secondo lavoro “Open” in uscita via City Slang Records il 20 ottobre.
14/19 NOVEMBRE
ZIBELLO (PR) – TEATRO PALLAVICINO
Biglietto: 15 euro + d.p.
Prevendite e abbonamenti disponibili su www.barezzifestival.it dal 20 Luglio
Il duo combina sapientemente composizioni classiche, produzione moderna e sound design, esplorando musica minimal, ambient, idm e techno.
Dopo essersi conosciuti all’università di Dusseldorf, i due hanno deciso di unirsi in una formazione musicale che giocasse sui loro diversi background musicali ed esperienze: Erol è un ottimo pianista jazz, Lukas è un costruttore di synth.
Dal vivo le contrapposizioni al centro del loro lavoro offrono uno spettacolo sorprendente, non c’è da stupirsi se la loro musica sia stata descritta memorabilmente come “open heart surgery on a grand piano.”
Le loro prestazioni rivelano la complessità e il vigore del loro lavoro, portando in primo piano il loro amore per la techno e la musica da club. Come sottolinea Sarp, “non facciamo solo musica da ascoltare, dopotutto. Per quanto ci piace suonare in sale da concerto, amiamo anche suonare in club sudati, dove le persone stanno in piedi e ballano intorno a noi”.
Dopo aver pubblicato un primo Ep, “Ezra Was Right”, che è valso loro la stima e il supporto di personaggi del calibro di Gilles Peterson, la formazione ha debuttato a Marzo 2015 con il full lenght di dodici tracce “Dilation”.
C’è una celebre citazione di John Cage a cui Erol Sarp ha sempre fatto appello: “Non riesco a capire perché le persone siano spaventate dalle nuove idee. Io sono spaventato da quelle vecchie”.
È una frase che ben esprime l’ideale che si cela dietro il lavoro di Sarp e del suo partner musicale Lukas Vogel. Il duo è in costante ricerca di modi nuovi e freschi, sia esteticamente che praticamente, per comporre, e il loro ambizioso secondo album, “Open”, ne è una prova. L’album esplora dimensioni che il loro debutto, “Dilation”, aveva solo suggerito. L’elemento di maggiore sorpresa in “Open” è il sapere che ogni singolo suono parte da un solo strumento, il pianoforte. E si rimane stupiti da questo soprattutto ascoltando ’1202′, la traccia d’apertura del disco, dove lo strumento è del tutto irriconoscibile. Il brano si apre con un singolo impulso ripetuto, un misterioso tapping ritmico, per scoprire solo alla fine – mentre note strane e non identificabili risuonano in eco nel background – che quello che suona come un clavicembalo accenna una melodia. Solo a metà strada emerge il suono riconoscibile di un pianoforte. “Open” combina questi ingredienti per creare composizioni strumentali immediatamente accessibili, eleganti e sofisticate.
Le voci che i Grandbrothers facciano parte del movimento “neoclassico” potrebbero sembrare ragionevoli, ma a loro parere non è questo l’aggettivo che meglio descrive le loro creazioni. Come sottolinea Sarp, “solo perché usiamo lo stesso strumento non significa che sia la stessa musica. A volte i nostri brani hanno una struttura pop e talvolta invece scriviamo pezzi più elettronici e pensiamo sempre a quale effetto le nostre canzoni possano avere sul pubblico, ad esempio se possano far ballare”.
Gli orizzonti di “Open” sono molto più ampi di quanto si possa immaginare, e questo si riflette nelle innumerevoli influenze che ne hanno influenzato la scrittura: da Aphex Twin a A Tribe Called Quest, da Ravel a Reich al lavoro di Ryuichi Sakamoto con Alva Noto, da John Coltrane a Oscar Peterson. Questa vastità d’influenze, infatti, è una delle ragioni del titolo dell’album, “Open”, ma ce ne sono anche altre. “Cominciamo sempre con un pianoforte aperto”, dice Sarp, “lo vediamo come una tela vuota su cui scrivere le nostre composizioni. Guardiamo quali nuovi suoni possiamo creare, e, durante la scrittura dell’album, ci sono spesso venute in mente immagini di ampiezza. Volevamo che questa idea si riflettesse nel titolo, rimanendo tuttavia astratta, in modo che ogni ascoltatore potesse avere la propria interpretazione e le proprie sensazioni”.
“Open” rappresenta un notevole salto in avanti sia musicalmente che tecnicamente. “Mentre i brani in “Dilation” erano più semplici, e forse anche un po’ più giocosi, questi nuovi sono più intensi”. Questo grazie anche alle costanti messe a punto di Vogel e alla reinvenzione irrequieta dei sistemi. “Il principale elemento meccanico rimane lo stesso, ma adesso uso effetti più potenti, come la distorsione e il bit-crushing, che svolgono un ruolo più importante in modo che tutto diventi più denso”.
Per Sarp, l’innovazione è ormai parte del proprio lavoro: “Lukas si avvicina sempre a nuove cose”, sorride. “Appena il nostro set up è stabile, sembra che si annoi e che debba trovare una nuova sfida per mantenere le cose eccitanti …!”
“Quello che fa funzionare le cose”, dice Vogel, “è che siamo personaggi molto diversi, con diverse capacità, che si adattano molto bene”. Sarp concorda: “Non è solo un collega, ma uno dei miei amici più vicini”. Questa sinergia, nata da un’intesa e innata intuizione, si può ascoltare in tutto il lavoro tecnicamente innovativo ed emozionante del Grandbrothers: due menti perfettamente in sintonia che esplorano ininterrottamente nuove idee. Non c’è niente da temere. Bisogno solo mantenere la mente “Open”.
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