Radical Face, al secolo Ben Cooper, annuncia il suo ritorno in Italia ad Agosto con un nuovo Ep, “Sunnmoonneclippse”.
Lo abbiamo conosciuto prima con la musica della pubblicità della Nikon (Welcome Homedel 2010) e per le colonne sonore di serie tv come “Private Practice” , “Skin” e “Criminal Minds”, poi per la trilogia The Family Tree: The Roots (2011), The Branches (2013), e The Leaves (2016) – tutti pubblicati via Nettwerk Music Group/Self – che hanno guadagnato il plauso di tutta la critica specializzata da NPR a Paste, Diffuser, BBC, The Independent e tanti altri.
A meno di un anno di distanza dal suo ultimo lavoro, The Family Tree: The Leaves, pubblicato a Marzo 2016, l’artista di Jacksonville ha fatto ritorno sulla scena musicale con un nuovo Ep. Il titolo è “SunnMoonnEclippse” e contiene i brani: “Suun”, “Moonn”, “Eclippse”.
L’Ep, che trae ispirazione dal ciclo di rotazione del Sole e della Luna, è accompagnato dai visual realizzati appositamente dall’amico Gordon McBryde. Pensato per essere sia visto che ascoltato, Ben ha lasciato che le immagini influenzassero le sue composizioni. I brani e i video sono stati pensati per essere ascoltati in un unico ciclo, partendo da “Suun”, passando per “Moonn” e finendo con “Eclippse”.
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Precursore della scena indie-folk americana, Ben Cooper, aka Radical Face, si è fatto conoscere soprattutto per il brano Welcome Home, colonna sonora dello spot Nikon nel 2009 e per successive altre comparse nelle colonne sonore di serie TV tra cui Skins, Private Practice, Weeds, Criminal Minds etc.
Il primo capitolo della trilogia, The Family Tree: The Roots, vede luce nel 2011.
Due anni dopo arriva The Family Tree: The Branches. Registrato come il precedente nel capanno dietro casa di sua madre a Jacksonville (Florida), entrambi gli album appartengono alla trilogia “The Family Tree”, la storia di una famiglia fittizia e a volte spettrale del diciannovesimo secolo.
«Mi piace raccontare storie e volevo che questo fosse l’elemento principale. Ho esaminato alberi genealogici e studiato un po’ di storia americana per avere qualche riferimento, poi ho attinto dalle esperienze personali e ho unito tutto» – Radical Face
Ma nei due dischi precedenti non sono finite tutte le registrazioni e così, in attesa dell’uscita del terzo capitolo che conclude la trilogia, a novembre 2015 Radical Face da vita a quelli che lui chiama ironicamente “bastards”: nove brani precedentemente realizzati e due inediti vanno a comporre “The Bastards”, pubblicato il 6 novembre per Nettwerk/Self. Suoni folk sporchi e rurali, che si adagiano su canzoni morbide e pizzicate da echi di pianoforte, violino e banjo sono il marchio di fabbrica di questo incredibile artista che ha dato vita a quel filone indie-folk a cui hanno ispirazione Mumford And Sons, The Lumineers e Bon Iver.
The Family Tree: The Leaves, in uscita a Marzo 2016, chiude la trilogia iniziata nel 2011. Realizzato, come i precedenti lavori, interamente da Radical Face, si differenzia dagli altri perché in parte autobiografico.
Mentre le storie raccontate da Radical Face avvengono in una realtà alternativa, la vita reale di Cooper è stata tumultuosa. Cresciuto in una famiglia interrazziale del Sud composta da 10 persone, ha dovuto combattere contro il razzismo sin da piccolo.
Quando a 14 anni fece outing con i suoi genitori, venne stato cacciato di casa, costretto a lavorare a tempo pieno mentre andava a scuola.
Con una famiglia fratturata, Cooper ha trovato rifugio nella musica.
Cooper ha messo la sua infanzia alle spalle, la sua “strana e oscura storia di famiglia”.
Diventato inaspettatamente genitore a 33 anni, dopo l’adozione della nipote, le sue sfide recenti erano impossibili da separare dal suo processo di scrittura, e per la prima volta ha deciso di scrivere canzoni autobiografiche.
“E ‘la mia vita, ma ho voluta trasformarla in un racconto” dice. “Sono sempre stato colpevole di utilizzare la musica come terapia. Perché con la musica, si può prendere qualcosa di brutto o duro e trasformarlo in qualcosa di bello. Lo puoi forzare e farlo diventare qualcosa che non ha mai avuto. Anche con le cose più tristi, è possibile renderle belle”.
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